"Temo che il mondo sia sull'orlo della rovina, e ciò è sopra tutto dovuto al materialismo che ha seminato l'idea che ognuno di noi sia una macchina completamente separata dalle altre macchine, senza libero arbitrio e con una coscienza che sarebbe un epifenomeno irrilevante.
Questa ideologia ci ha resi deboli e manipolabili da parte di coloro che detengono il potere. Ora più che mai è necessario ristabilire il primato della coscienza e del libero arbitrio e restituire all'uomo il suo autentico valore.
Viviamo in un mondo in cui siamo tutti interconnessi, e quindi il bene o il male che facciamo a un altro finiamo per farlo a noi stessi. Bisogna dunque imparare a cooperare, invece di competere indiscriminatamente. E se non ora quando?"
F. Faggin, Oltre l'invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono, pag.66, Mondadori, Milano 2024
Il 6° appuntamento col Rito Laico inaugura una nuova stagione di impegni e lavori al Giardino Parlante che si prepara ad aprirsi al territorio, non solo metaforicamente ma concretamente e simbolicamente quale spazio di cura per pazienti, familiari, dipendenti, la popolazione e i cittadini del quartiere e della città. Uno spazio di condivisione, di socializzazione, di rigenerazione capace di ospitare eventi performativi, socio culturali ed artistici.
Quest'anno il Rito Laico è tornato a dare la parola ai suoi protagonisti assoluti, vale a dire ai familiari, ai pazienti e ai dipendenti che hanno attraversato l'esperienza pandemica. Ci hanno raccontato, a distanza di 5 anni (2 luglio 2020 - 2 luglio 2025), com'è cambiata la loro vita e com'è cambiato il mondo dentro e attorno a loro.
Abbiamo ragionato insieme sul significato che ancora oggi ha il Rito Laico e quel gesto simbolico, rituale e catartico insieme di bagnare con le mani la terra dell'Ulivo e prenderci così cura Lui.
"Ormai sono 5 anni che partecipiamo con immenso piacere a questo rito.
Credo che questa ricorrenza annuale in ricordo delle persone, morte a causa del COVID, sia un momento importante di condivisione e metabolizzazione del dolore assieme ad altre persone che hanno avuto un decesso in famiglia. Penso che questo rito sia molto utile alle persone che hanno avuto una perdita in famiglia a causa del COVID . Il rito può continuare a lungo per non dimenticare quello che è accaduto"
Alessandra, un familiare
"Per me questo rito sin dalla prima volta è stato ed è un momento di dolore ma un dolore condiviso con altre persone che hanno vissuto lo stesso dramma. Comunque lo vogliamo considerare è un qualcosa di intimo che prescinde da tutto ciò che voi avete fatto fino a qui.
La memoria è una cosa importante, ricordare è importante. Per me il rito finché ci sarà anche solo una persona che parteciperà e che ricorderà quei momenti deve continuare! "
Renato, un familiare
"Ecco il senso di voler esser qui: questo tempo non trova le ragioni solo nel passato e nei legami intimi agli affetti che vogliamo continuar a far vivere, ma nell’aver a cuore il futuro, continuando a coltivare il presente. Le tradizioni (come questo rito) sono un’opportunità per ritrovarci in un senso senza tempo: attraverso la cultura, l’arte, la musica, la connessione con la natura e l’empatia con gli altri.
E mi tornano in mente le parole di John Keats: “Una cosa bella è una gioia per sempre".
Silvia, un familiare
"Oggi il rito laico per noi ha ancora significato perché acquisisce il senso della “memoria” per chi non c’è più e dà la possibilità a chi ancora non c’era, di conoscere quel periodo che definirei “assurdo”, estremamente complicato e che ha scaturito in tutti noi un forte senso di impotenza.
Nel contempo, però, ha fatto emergere molti elementi positivi come la coesione, l’aiuto e la solidarietà. Valori che andrebbero riconosciuti, difesi e riproposti nelle tante difficoltà quotidiane e che, anche se talvolta ce ne dimentichiamo, possono essere sempre strumenti validi per affrontarle."
Cristina M, un sanitario
"Oggi commemoriamo con rispetto chi non è più con noi e riaffermiamo l’impegno, il coraggio, la dignità e il valore di un’intera comunità che ha resistito e che continua, giorno dopo giorno, a prendersi cura di tutti noi."
Cristina G, un sanitario
"Fu mettendoci a tavolino, nella scrittura delle poesie, che si approfondì il significato della parola cura, così centrale nell’idea del Giardino Parlante. Cura del malato, cura di corpi, di un ambiente naturale, con le piante e fiori, che è anche un ambiente culturale: uno spazio verde ... soprattutto cura di relazioni, di legami d’affetto."
Giuseppe, un insegnante dell'I.C. Pacchiotti
"E’ sempre emozionante condividere questo speciale momento che ci radica in un universo sensibile in mezzo all’oscurità che cresce intorno a noi. Il dolore diventa ancora più vivo quando e’ soggettivo ma non può distrarci dal dolore dell’umanità afflitta. Abbiamo tanto bisogno che rito e giardino contribuiscano a far crescere una realtà pacificata dentro e fuori di noi."
Rossana, Presidente Humana Medicina
"Un simbolo semplice, ma potente; l’Ulivo è la vita che resiste, che si radica e cresce, anche dopo le tempeste.
E lì, dal 2020. Ogni giorno, a ricordarci non solo la sofferenza, ma anche la speranza, non solo la perdita, ma anche la rinascita. E allora oggi, insieme, ricordiamo ma con lo sguardo rivolto al domani. Con gratitudine per chi ha lasciati, e con impegno verso chi continua il cammino. Con il cuore ferito, sì. Ma anche pieno di determinazione. Perché quella forza che ci ha guidati allora…….non l’abbiamo persa.
E ancora qui. In ognuno di noi."
Stefania, un sanitario
"Da singolo a moltitudine per condividere una visione che restituisca senso e dignità al nostro quotidiano.
Questo Giardino è un pennello che passando di mano in mano dipinge emozioni, volontà e storie e costruisce gesti di cura e gentilezza.
Auguro a me e a tutti noi di ritrovarci ancora, in un tempo a venire, quali abili costruttori capaci di dare frutti proprio come il nostro Ulivo: incontri, relazioni, eventi, laboratori parleranno per noi di noi"
Anna, un sanitario
Continua la riflessione comunitaria sul significato e il valore della vita. Abbiamo condiviso alcuni pensieri attorno ad un tema impegnativo: "la meraviglia" e ci siamo chiesti se questa vita che incontra la malattia, la sofferenza e altre mille difficoltà; questa vita che a volte ci sembra così faticosa, questa vita è meravigliosa? E se lo è, dove possiamo riconoscere e incontrare la meraviglia?
Ci siamo resi conto, da subito, che avevamo bisogno di una guida e allora... abbiamo chiamato in soccorso i bambini e siamo andati a scuola di meraviglia da loro.
Il Rito Laico, cerniera fra l'ospedale e il territorio, i cittadini, il mondo dell'Arte, della Cultura e le istituzioni, si impegna ad essere luogo simbolico della memoria, quella memoria che è racconto vivo, significato, sogno, aspirazione e speranza.
Impegno etico e culturale collettivo che si interroga sul senso ed il significato profondo della propria identità e della propria esistenza. Chi sono io? Chi siamo noi?
Ci ri-troviamo insieme per nutrirci della memoria e ri-scoprire che la vita è bella ... con la comunità...nella comunità...per la comunità...quella comunità che tutti vorremmo...una comunità in cui essere liberi, senza verità negate o nascoste, in cui giustizia, equità, servizio e amore siano il nostro pane quotidiano.
Il Giardino Parlante che ci racconta cos'è "Cura"
Il progetto del Giardino Parlante nasce dall'esperienza e dalle riflessioni emerse negli anni precedenti a cominciare dal 2020 quando, in piena pandemia, l'azienda sanitaria ha pensato di porre rimedio e di dare voce e significato al grande dolore dei pazienti, dei familiari e dei sanitari coinvolti nell'emergenza sanitaria.
E' emersa con urgenza la necessità di riflettere tutti insieme sul significato della Cura, cura di sè e dell'altro. Abbiamo scelto di farlo attraverso un processo partecipato col territorio come in un grande laboratorio per piantare i semi del nuovo Welfare Comunitario che verrà. L'ospedale presenta e condivide il progetto "Giardino Parlante". Frutto della co-progettazione con i partners e i destinatari. Sarà uno spazio pubblico destinato ad ospitare eventi artistico/culturali, formativi, ludici, eventi di promozione della salute, incontri, mostre, teatro, cinema...e altro ancora. Uno spazio di incontro, socializzazione, rigenerazione, di svago. Gli eventi saranno gestiti in collaborazione col Comune di Torino, la Circoscrizione 1, L'Istituto Comprensivo Pacchiotti/Via Revel, il Social Community Theatre Centre, DoRS Regione Piemonte, la rete Euro-mediterranea Humana Medicina, l'Università di Torino e di Milano e l'ASL-TO3, e altri partner e associazioni.
Un progetto secondo la Metodologia di Teatro Sociale e di Comunità dell'A.O. Ordine Mauriziano a cura del gruppo Salutearte per raccontare cosa è Cura, Salute e Benessere e farlo attraverso l'Arte, la Cultura e la Bellezza.
versione intermedia
versione spot
il Convegno di Studio
Ci troviamo ancora insieme dopo un anno attorno all'ulivo che abbiamo piantato un anno fa per "ricordare" e "celebrare" la vita. La vita dei nostri cari che ci hanno lasciato e la fatica dei sanitari impegnati a contenere l'impatto pandemico, ma anche per rendere onore alla vita che continua, la nostra vita, che siamo chiamati a curare e a onorare. Come promesso sono state condivise e restituite le storie e le narrazioni donateci da parenti, pazienti e sanitari. Lo abbiamo fatto col progetto editoriale: "Un ulivo per ricordare e celebrare la vita". La storia della pandemia forse la scriveremo fra qualche decennio, intanto noi abbiamo raccolto la tua storia che è anche la nostra.
L'approccio narrativo
Il progetto editoriale: Un Ulivo per Ricordare e Celebrare la Vita nasce dalla necessità di trovare una via di senso alle sofferenze di pazienti, familiari e sanitari. Il volume, edito da Golem Edizioni, raccoglie e restituisce alla comunità le storie e le narrazioni arrivate spontaneamente al gruppo Salutearte durante il periodo pandemico. Un patrimonio umano di valore inestimabile che assume una forma narrativa fatta dall'intreccio di esperienze di vita di molti di noi, Una narrazione corale dove possiamo riconoscerci in ciò che di più profondo ci appartiene.
Un ringraziamento particolare va al Prof. Marco Aime professore di Antropologia Culturale a Genova per il prezioso contributo, a Fondazione la Stampa - Specchio dei Tempi per aver sostenuto il progetto, a DoRS- ASLTO3 Centro di Documentazione Regionale per la Promozione della Salute, (Dr. Claudio Tortone, Dr. Silvano Santoro e la psicologa Rita Longo) per la post-fazione al libro e a Valentina Gottardi per averci regalato la copertina.
Il libro è attualmente disponibile presso l'azienda ospedaliera ed è possibile averne una o più copie a fronte di una donazione a favore delle attività di promozione della salute del gruppo Salutearte dell'A.O. Ordine Mauriziano. Per ulteriori informazioni: Pino Fiumanò gfiumano@mauriziano.it 3493008070.
versione spot
versione breve
Una opportunità preziosa di confronto e condivisione all'interno della quale abbiamo sottolineato come la Metodologia di Teatro Sociale e di Comunità (Rito Laico) risulti coerente con i documenti e le raccomandazioni Internazionali in tema di Promozione della Salute (PdS) e reinterpreta le strategia e i valori della Carta di Ottawa e dei nuovi Standard dell'International Network of Health Promoting Hospitals & Health Services (HPH&HS)
La morte è un debito verso la terra. Tutti dobbiamo pagarlo, ciascuno per conto proprio, ma solitamente veniamo accompagnati da chi ci ha voluto e continuerà a volerci bene.
L’uomo è l’unico animale che non abbandona i propri morti.
È accaduto però, che nei mesi precedenti fossimo stati costretti a farlo. E la fine di una vita cara è diventata ancora più pesante. Perché quella fine di solito ci muove a due momenti rituali: uno privato, nell’intimità della famiglia, e uno pubblico, dove a dare ancora un saluto siamo tutti, gli amici, i vicini, i conoscenti… la comunità.
È questo che è venuto a mancare ed è a questa assenza che vogliamo porre un piccolo rimedio. Un po’ in ritardo, è vero, ma chi non è più qui saprà perdonare.
Quello che conta è essere qui tutti insieme, a condividere un breve momento, in un piccolo spazio, che però diventano importanti, perché siamo qui, chi ha perso qualcuno e chi lo ha accompagnato fino all’ultimo.
Due sofferenze, grandi, che si incontrano oggi in un giardino, a dire tutti insieme: “noi non dimentichiamo”. C’è solo stato un piccolo ritardo.
02 Luglio 2020 ore 18,30
Giardino dell’A.O. Ordine Mauriziano:
Il Primo Rito Laico, secondo la metodologia di Teatro Sociale e di Comunità.
Per onorare i defunti del periodo Covid.
A cura de: Gruppo Salutearte
www.salutearte.it
Nel tardo pomeriggio del 2 luglio 2020 ci siamo ritrovati sotto un cielo grigio di nuvole che minacciavano pioggia e grandine, i sanitari dell’A.O. Ordine Mauriziano insieme ai familiari delle persone decedute nel periodo Covid. Eravamo più di 250 nel giardino dell’ospedale Mauriziano di Torino. Chi aveva perso un proprio caro e chi lo aveva accompagnato fino alla fine. E’ stata la prima volta che due dolori così grandi si sono incontrati in un giardino a condividere un Rito insieme a quelle lacrime dall’identico sapore, quello della fragilità di fronte alla Morte. La fragilità di chi è stato chiamato a curare, alleviare il dolore, la sofferenza e la morte e quelle di chi è stato obbligato ad una distanza straziante per non aver potuto accompagnare i propri cari per l’ultima volta.
Un tempo necessario e significativo di condivisione nel quale riconoscersi reciprocamente grazie alla lettura pubblica delle narrazioni dei familiari “donate” ai sanitari e viceversa. Un Rito Laico dove insieme abbiamo piantato un Ulivo, elemento simbolico potente, che ha permesso un movimento di connessione e di comprensione empatica di quei due grandi dolori che per la prima volta si incontravano, non per caso, in un giardino.
Un Rito laico che nasce dalla collaborazione dei rappresentanti della comunità dei curanti con i familiari e col mondo della Cultura; azione teatrale di rappresentazione dell’umano che obbedisce alla legge universale del Dono – Controdono – Contraccambio. Un progetto capace di moltiplicare capitale sociale, legami di senso e di appartenenza. Un Rito della comunità, epifania di un nuovo modello di possibilità dello stare insieme, di essere cittadini consapevoli del valore del prendersi cura gli uni degli altri.
Un rito e un’azione concreta, riproducibile e coerente con l'obiettivo di Sviluppo Sostenibile n°3: “Assicurare la Salute ed il Benessere per tutti e per tutte le età” dell’Agenda O.N.U. 2030.
video spot Rito laico 2020
video breve Rito laico 2020
Video integrale Rito laico 2020